Daniele Turchi
08:32 (8 ore fa)
a: s.menicucci
Mutui, è l’ora di tornare al tasso variabile?
Siamo ancora lontani da nuovi equilibri, ma nelle ultime settimane si assiste a una crescita progressiva di interesse verso i mutui a tasso variabile, dopo anni di dominio incontrastato del fisso. Cerchiamo di capire le ragioni alla base di questa tendenza.
Conviene di più il tasso fisso o variabile?
Dopo anni di progressiva crescita del tasso fisso, ormai di gran lunga maggioritario nel segmento dei mutui (oltre il 90% da due anni a questa parte), si avvicina il momento di riconsiderare il tasso variabile. Conseguenza di una forbice di costi che si va ampliando dopo essere rimasta a lungo su livelli particolarmente contenuti e anche alla luce delle opportunità di “cambiare rotta” in caso di necessità offerte dalla normativa.
I numeri del mercato
Prima di analizzare le ipotesi, guardiamo i numeri. Confermando la tendenza già emersa – pur se non in maniera netta – nell’ultima parte del 2021, sta proseguendo la risalita dell’Eurirs, vale a dire l’indice di riferimento per stabilire il tasso finale per chi sceglie il fisso. La scadenza a dieci anni è passata dallo 0,39% di gennaio allo 0,78% di febbraio; quella a venti e trent’anni rispettivamente dallo 0,60% allo 0,87% e dallo 0,52% allo 0,75%. Di conseguenza, segnala 1,56% dell’ultima rilevazione.
Cosa sta succedendo
A breve saranno disponibili anche i dati di marzo e tutto lascia pensare che vi sarà un ulteriore ritocco verso l’alto. Infatti, nel mese di marzo l’inflazione italiana è salita del 6,5% nel confronto annuo contro il +5,7% di febbraio e le tensioni geopolitiche non lasciano intravvedere un’inversione di rotta a breve.
Per altro va ricordato che i tassi di interesse dei mutui fissi vengono calcolati in base all’andamento del costo del denaro del mese precedente.
In ogni caso, oggi è possibile ancora trovare mutui a tasso fisso che non superano l’1,5%, un livello molto basso se paragonato alle medie storiche.
Ripercussioni sul variabile
A non aver ancora subito gli effetti della situazione attuale sono invece i tassi variabili. L’Euribor a tre mesi resta, infatti, in area a -0,40%, in linea con l’imposta applicata dalla Bce alle banche che depositano la liquidità presso l’istituto di Francoforte. Tuttavia le attese del mercato sono per un ritorno in positivo già da settembre e per un livello dell’1,7% a fine 2023.
Sta di fatto che oggi è possibile sottoscrivere un tasso variabile anche allo 0,8%, quindi con un bel risparmio rispetto a chi sceglie il fisso, dopo due anni in cui il differenziale era stato particolarmente ridotto. Ovviamente nessuno può stabilire quale delle due opzioni sia più conveniente: un’analisi di questo tipo può essere effettuata solo a posteriori.
In realtà la componente più rilevante nella scelta del tasso relativo al mutuo è quella psicologica: chi preferisce la certezza della rata che resta immutata per tutta la durata del contratto, è disposto a pagare di più rispetto a chi accetta il rischio delle oscillazioni. ma è bene ricordare che c’è sempre la carta della SURROGA da giocare. Nel caso in cui il piano scelto in precedenza non sia più conveniente, il mutuatario può optare per un’offerta migliore guardando alle condizioni in quel momento disponibili sul mercato.
Chiudiamo sottolineando che la situazione dei tassi rischia di penalizzare soprattutto i giovani, che di solito ricorrono al mutuo per una quota sensibilmente superiore rispetto ai loro genitori. Il Decreto Sostegni bis ha elevato dal 50 all’80% la GARANZIA PUBBLICA PER GLI UVER 36 CON ISEE SOTTO IL 40MILA EURO, e questo ha aperto le porte dei mutui a tanti giovani che in passato erano impossibilitati ad accedervi. Tuttavia, con tassi più alti e a fronte di una possibile, maggiore selettività nei mesi a venire, potrebbero essere i primi a pagare dazio.
Daniele Turchi
Daniele Turchi
Branch Manager
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